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mercoledì 12 febbraio 2014

Libri: La Regina Scalza.

Autore : Ildefonso Falcones
Titolo: La regina scalza
Casa editrice: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2013
Genere: Letteratura spagnola – Romanzo storico

Trama: Gennaio 1748, Siviglia. Una donna cammina per strada. E' Caridad, un'ex schiava proveniente dalla colonia spagnola di Cuba. Ora non ha più un padrone che decida per lei, nè una casa. Nel suo girovagare incontra un gitano, Melchior, e stringe una forte amicizia con la nipote di lui, la giovane Milagros.
Quando un editto del re bandisce i gitani come fuori legge, le strade delle due donne si dividono finchè il destino non le farà incontrare di nuovo.


La Regina Scalza è il terzo romanzo di Ildefonso Falcones. Dopo       " La cattedrale del mare" e " La mano di Fatima" lo scrittore spagnolo torna con un altro romanzo storico.
Stavolta a fare da sfondo al racconto le vicessitudini del popolo gitano nella seconda metà del 18° secolo.
Rispetto alla vicenda storica emergono come protagoniste le donne.
Donne dal carattere forte e dalla personalità spiccata : non solo Caridad e Milagros ma anche Ana Vega, la vecchia Maria e tutte le altre che lottano per la loro libertà e dignità.

L'autore stesso in un'intervista ha affermato che il coraggio delle donne è il modo migliore che conosce per raccontare la storia.

Gli altri temi che emergono sono l'ingiustizia e l'impotenza che deriva dalla stessa, l'amicizia, l'amore ,la cattiveria. E' una storia di solidarietà tra donne che appartengono a minoranze etniche, donne che traggono la forza dai legami interpersonali ( sia d'amicizia che derivanti da vincoli di sangue) e lottano contro le ingiustizie senza gettare la spugna.

La prima domanda che mi sono posta leggendo questo libro è perchè i gitani?
In realtà l'autore non voleva occuparsi di loro bensì del periodo della schiavitù a Cuba nelle piantagioni di zucchero e, per evitare di trasferirsi a Cuba durante la stesura del libro, ha portato una schiava di colore in Spagna.

La trama del romanzo è un pò articolata e, punto a sfavore secondo me, la narrazione procede in maniera troppo lenta. Soprattutto nella prima metà del libro sono descritti troppi particolari della vita dei gitani che non annoiano ma neppure fanno venir voglia di divorare le pagine.

Inoltre, nonostante il carattere dei personaggi emerga in maniera forte,non si riesce ad immedesimarsi in loro, in quel che provano. L'unico sentimento che ho provato è il sollievo per non aver vissuto in quell'epoca e la voglia di essere un deus ex machina che interviene per riportare giustizia.
Per fortuna il linguaggio è scorrevole e questo permette di superare i momenti in cui il ritmo della narrazione è troppo lento .

Di contro il finale è troppo concitato. Se l'autore avesse ridotto il libro, eliminando un centinaio di pagine di descrizioni, l'avrei trovato più piacevole.
La parte a mio avviso più interessante è il racconto delle origini del flamenco. E' l'unione tra i canti degli schiavi e le musiche dei gitani.
Gli schiavi cantavano per sopportare il dolore e la fatica, accompagnati da strumenti a percussione.
Erano canti dolorosi i loro, usati per comunicare con gli dei e tenere occupata la mente, al fine di resistere e sopportare le angherie subite.
I gitani erano invece atei e accompagnavano i loro canti con la chitarra.
Dall'unione di queste due culture nasce il flamenco, una musica che và cantata " finchè non si sente il sapore del sangue in bocca".

Per concludere un libro che si legge senza fretta, con una scrittura scorrevole e comprensibile, ma con un ritmo che diventa incalzante solo alla fine.

Il mio voto: 3 su 5.


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