Cerca nel blog

martedì 4 marzo 2014

Nuovo blog.

Buongiorno ragazze.
Volevo invitarvi a visitare un nuovo blog, a cui partecipo insieme ad altre ragazze.
Troverete articoli relativi ai libri, al beauty, alla cucina, ai viaggi, al cinema.
Siamo tutte ragazze con passioni differenti e provenienti da città diverse.
Mi farebbe piacere una vostra visita e un commento.
 Perchè a mio avviso la cosa bella dei blog è l'interazione tra chi scrive e chi legge.
L'indirizzo del blog è http://bloggersinthecity.altervista.org/
Fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto

giovedì 27 febbraio 2014

L'importanza della prevenzione nella lotta ai tumori.

Un anno e mezzo fà, una mammografia di controllo.
Un nodulo. Sette millimetri ma bordi frastagliati, a segnalare sin da subito la sua aggressività.
A seguire la biopsia, con la definizione di carcinoma che aleggiava nell'aria sin da subito.
Una parola che mai nessuno vorrebbe sentire, eppure troppo spesso pronunciata.
Mia madre è stata operata, ha fatto le terapie necessarie e adesso ogni tre mesi viene sottoposta a controlli accurati, con la paura sempre presente che qualche cellula sia comunque sfuggita, pronta a fare ulteriori danni.
Il mio è il racconto di una figlia fortunata perchè, nonostante la malattia non sia ancora stata sconfitta in maniera definitiva, il tumore è stato scoperto in tempo.
E per fortuna.
Approfitto di questo evento della mia vita per lanciarvi un messaggio: ragazze controllatevi!
Fate un regalo a voi stesse e ogni anno fate le analisi, sottoponetevi ad un'ecografia al seno, o mammografia a seconda dell'età, e ad un controllo ginecologico.
E ve lo dice una persona che sbuffava ogni volta che doveva accompagnare la madre dal senologo, senza rendersi conto dell'importanza di quegli esami.
Che sciocca.
E se mia madre non fosse stata così costante nei controlli adesso vivremmo questo, che già così è un incubo, in maniera ancora più pesante.
I controlli sono fondamentali. Servono per intervenire in maniera tempestiva, impedendo che la malattia si propaghi, con la conseguenza di affrontare tutto ciò che segue con uno spirito diverso.
E credetemi, fà la differenza.
Questo post per me è importante, perchè la prevenzione ha dato a mia madre una speranza che altrimenti non avrebbe avuto.
Non neghiamoci la stessa opportunità.
Perchè la vita è un dono prezioso, da tutelare.

E il mio pensiero và a te, caro Luigi.
Mi auguro che un giorno la medicina trovi un modo per prevenire e curare in maniera più efficace anche la "bestia" che ti ha strappato all'affetto di quanti ti amano e ti ameranno sempre.




mercoledì 19 febbraio 2014

Libri: Il profumo delle foglie di limone.


I protagonisti di questo romanzo sono Sandra, una trentenne in crisi, incinta di un uomo che non è sicura di amare, senza un lavoro e in rotta con la famiglia, e Julian, un ottantenne sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen. Due generazioni differenti, due diversi punti di vista, due persone che non potrebbero essere più distanti tra loro.
A fare da sfondo alla narrazione uno dei capitoli più dolorosi della storia: il nazismo.
Il romanzo è ambientato in Spagna. E' settembre inoltrato ma l'aria è ancora mite e si sente un intenso profumo di limoni.
Julian, residente in Argentina, arriva nel paesino spagnolo dopo aver ricevuto una lettera del suo amico Salva, suo compagno a Mauthausen, il quale ha individuato proprio in quella zona due criminali nazisti.
Sandra invece si reca nella casa estiva della sorella per allontanarsi da tutto e tutti e un giorno, colta da un malore, viene soccorsa in spiaggia da due amabili vecchietti, Fredrik e Karin, coi quali stringe una bella amicizia.
Finchè proprio Julian non le svela chi sono in realtà quei due vecchi e la convince, dopo gli iniziali tentennamenti, ad aiutarlo.
Il romanzo tratta un tema delicato come quello dei campi di concentramento e delle ferite che i sopravvissuti si portano dentro con un linguaggio semplice e scorrevole.
A mio avviso ottima la scelta di accennare senza approfondire le atrocità subite nei campi di sterminio, perchè un solo accenno sottolinea, meglio di tante parole, la gravità di quanto accaduto.
Sandra rappresenta tutti noi, noi che conosciamo quel periodo storico solo attraverso i documentari e i libri di storia, ma che non possiamo neppure immaginare cosa abbiano provato quelle persone. Nel momento in cui Julian svela a Sandra chi sono Fred e Karin, il passato che tutti noi vediamo come qualcosa che non ci appartiene diventa presente, lo tocchiamo con mano ed è allora che ci domandiamo chi sono le persone accanto a noi, se possiamo davvero fidarci o se non è tutto oro ciò che luccica.
Julian invece deve fare i conti col suo passato e con le ferite che lo hanno profondamente segnato.
Inevitabile, nel momento in cui incontra i suoi ex aguzzini, il desiderio di vendicarsi, di farli spaventare a maggior ragione perchè loro non si sono pentiti, perchè pensano di non aver commesso alcun crimine.
Ma la vendetta lo porterebbe solo al loro stesso livello, a macchiare le sue stesse mani di sangue, divenendo così uguale a loro.
Il racconto a due voci rende la narrazione interessante e vien voglia di andare avanti per arrivare alla conclusione.
Sebbene la violenza e la paura siano temi dominanti, sono espressi in maniera sottile quindi non infastidiscono i lettori più sensibili.
Il finale del libro, nonostante mi piaccia per la morale che contiene, arriva in maniera frettolosa mentre poteva essere elaborato meglio.
E' invece per il messaggio che questo finale contiene che ritengo questo libro bello e ne consiglio la lettura ovvero la necessità di non dimenticare.
Oggi infatti tutti noi sappiamo poco del nazismo e abbiamo l'indifferenza tipica di chi non ha provato.
Pensiamo tutti che non potrà capitare più, addirittura facciamo difficoltà a credere che esistano persone capaci di simili atrocità.
Invece questo libro ci invita a non ignorare il passato, a prendere coscienza e a non dimenticare.
Solo in questo modo quegli orrori non si ripeteranno.
Il mio voto: 4 su 5.



giovedì 13 febbraio 2014

Libri: L'atelier dei miracoli.

Buongiorno.
Oggi vi parlo di un libro," L'atelier dei miracoli" di Valerie Tong Cuong, che ho deciso di leggere avendolo visto in cima alla classifica del sito Ibs.
Ad incuriosirmi la trama e la definizione del libro come thriller alla francese ( in cui i colpi di scena durante la narrazione dovrebbero portare il lettore a capire che non tutto è come sembra) .
Ma procediamo con ordine.
Il romanzo racconta la storia di tre personaggi, tre persone sull'orlo del baratro, che proprio nel momento in cui stanno per precipitare incontrano un benefattore.
Millie è una giovane ragazza di 23 anni. Nonostante sia così giovane e in gamba, vive lontano dalla sua famiglia e lavora per un'agenzia interinale, non ha amici, nè un ragazzo ,  nè una vita sociale.
La sua solitudine è profonda e una notte, in seguito ad un'incendio che divampa nel suo appartamento , si getta dalla finestra finendo in ospedale miracolosamente illesa.
Mike è un ex soldato , un disertore, finito a vivere per strada dopo aver perso tutto, compresa la sua donna. Nel quartiere dove si è stabilito è rispettato da tutti ed è diventato un leader . Ma una notte un gruppo di persone quasi lo ammazza di botte e anche lui finisce in ospedale.
Mariette invece è un'insegnante quarantenne di storia e geografia. Sposata, madre di due gemelli, la sua vita apparentemente scorre tranquilla. In realtà lei è una donna profondamente sofferente. Non sopporta più i suoi studenti, il suo lavoro, il marito . E quando un giorno perde la pazienza e colpisce uno dei suoi allievi, il medico le consiglia una clinica psichiatrica.
A questo punto le vite dei tre protagonisti  subiscono una svolta. A cambiare le cose l'incontro con Jean , il capo di un'associazione che aiuta le persone in difficoltà a reinserirsi nel tessuto sociale.
La figura di Jean appare subito ambigua. Di norma pacato e misurato diventa all'improvviso scostante e ombroso. E viene spontaneo domandarsi come mai questo aiuto disinteressato e se dietro la sua benevolenza non si nasconda qualcos'altro.

Il romanzo è bello. L'autrice riesce con un linguaggio scorrevole e coinvolgente a trattare argomenti delicati come la disperazione di chi sente di non avere più vie d'uscita. E' un libro non banale, che fà riflettere dimostrando che ognuno deve trovare dentro di sè la forza per andare avanti, per superare anche i momenti peggiori . La storia è coinvolgente al punto da spingere chi legge a divorare le pagine per arrivare a sbrogliare la matassa.
Prccato per il finale alquanto sbrigativo. Sembra che l'autrice avesse fretta di terminare il libro mentre alcuni aspetti, come le motivazioni dietro la benevolenza di Jean, se approfondite avrebbero reso il romanzo ancor più bello. In questo modo invece sembra che ci sia qualcosa di non concluso, una nota stonata rispetto ai due terzi del libro che risultano invece molto approfonditi.

Il mio voto : 3 su 5.

mercoledì 12 febbraio 2014

Libri: La Regina Scalza.

Autore : Ildefonso Falcones
Titolo: La regina scalza
Casa editrice: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2013
Genere: Letteratura spagnola – Romanzo storico

Trama: Gennaio 1748, Siviglia. Una donna cammina per strada. E' Caridad, un'ex schiava proveniente dalla colonia spagnola di Cuba. Ora non ha più un padrone che decida per lei, nè una casa. Nel suo girovagare incontra un gitano, Melchior, e stringe una forte amicizia con la nipote di lui, la giovane Milagros.
Quando un editto del re bandisce i gitani come fuori legge, le strade delle due donne si dividono finchè il destino non le farà incontrare di nuovo.


La Regina Scalza è il terzo romanzo di Ildefonso Falcones. Dopo       " La cattedrale del mare" e " La mano di Fatima" lo scrittore spagnolo torna con un altro romanzo storico.
Stavolta a fare da sfondo al racconto le vicessitudini del popolo gitano nella seconda metà del 18° secolo.
Rispetto alla vicenda storica emergono come protagoniste le donne.
Donne dal carattere forte e dalla personalità spiccata : non solo Caridad e Milagros ma anche Ana Vega, la vecchia Maria e tutte le altre che lottano per la loro libertà e dignità.

L'autore stesso in un'intervista ha affermato che il coraggio delle donne è il modo migliore che conosce per raccontare la storia.

Gli altri temi che emergono sono l'ingiustizia e l'impotenza che deriva dalla stessa, l'amicizia, l'amore ,la cattiveria. E' una storia di solidarietà tra donne che appartengono a minoranze etniche, donne che traggono la forza dai legami interpersonali ( sia d'amicizia che derivanti da vincoli di sangue) e lottano contro le ingiustizie senza gettare la spugna.

La prima domanda che mi sono posta leggendo questo libro è perchè i gitani?
In realtà l'autore non voleva occuparsi di loro bensì del periodo della schiavitù a Cuba nelle piantagioni di zucchero e, per evitare di trasferirsi a Cuba durante la stesura del libro, ha portato una schiava di colore in Spagna.

La trama del romanzo è un pò articolata e, punto a sfavore secondo me, la narrazione procede in maniera troppo lenta. Soprattutto nella prima metà del libro sono descritti troppi particolari della vita dei gitani che non annoiano ma neppure fanno venir voglia di divorare le pagine.

Inoltre, nonostante il carattere dei personaggi emerga in maniera forte,non si riesce ad immedesimarsi in loro, in quel che provano. L'unico sentimento che ho provato è il sollievo per non aver vissuto in quell'epoca e la voglia di essere un deus ex machina che interviene per riportare giustizia.
Per fortuna il linguaggio è scorrevole e questo permette di superare i momenti in cui il ritmo della narrazione è troppo lento .

Di contro il finale è troppo concitato. Se l'autore avesse ridotto il libro, eliminando un centinaio di pagine di descrizioni, l'avrei trovato più piacevole.
La parte a mio avviso più interessante è il racconto delle origini del flamenco. E' l'unione tra i canti degli schiavi e le musiche dei gitani.
Gli schiavi cantavano per sopportare il dolore e la fatica, accompagnati da strumenti a percussione.
Erano canti dolorosi i loro, usati per comunicare con gli dei e tenere occupata la mente, al fine di resistere e sopportare le angherie subite.
I gitani erano invece atei e accompagnavano i loro canti con la chitarra.
Dall'unione di queste due culture nasce il flamenco, una musica che và cantata " finchè non si sente il sapore del sangue in bocca".

Per concludere un libro che si legge senza fretta, con una scrittura scorrevole e comprensibile, ma con un ritmo che diventa incalzante solo alla fine.

Il mio voto: 3 su 5.